1608 – I Capraiesi contro ratti e conigli

Nei primi anni del Seicento nell’isola di Capraia si succedono una serie di scarsi raccolti tanto che la Comunità è stata costretta più volte a chiedere soccorso a Genova per ottenere delle granaglie, che si impegna a ripagare non appena i raccolti lo permetteranno. Diverse le cause degli scarsi raccolti: una grande siccità, forti venti ma anche la grande abbondanza di conigli selvatici e di ratti che infestano la campagna e che mangiano le sementi di grano e orzo, e le viti.

La preoccupazione dei Capraiesi nel vedere le gemme e le piante delle viti rosicchiate è ben comprensibile quando si consideri che il vino è la più importante fonte di sostentamento della popolazione in quanto viene venduto in continente per procacciare il denaro necessario all’acquisto di granaglie e altri beni di prima necessità.

 Coniglio rid

 Il coniglio selvatico di Capraia (foto Valerio Brustia)

Il 10 febbraio 1608 i Padri del Comune – Domenico Bargone, Giacomo Sarzana e Antonio Tarascone – presentano al Capitano e Commissario Teramo Sanpiero la seguente supplica da inviare al Doge e ai Governanti della Repubblica di Genova[1]:

 «…Signori Serenissimi come apieno sono informate, quest’Isola, è tanto piena de animali che non ostante le diligenze che andiamo facendo per estirparli non è possibile si possino in una minima parte etinguere, et siamo a segno che se Vostre Signorie  Serenissime non è datto provigione de Impetrare da Sua Santità una scomunica, e, maleditione contro conigli e rati, come già intendiamo esserne state concesse per il passato in diversi luoghi, per conto d’altri animali che dannificavano, con conditione che essa scomunica,e, maleditione dij per confino a detti animali, una valle infrutifera, che resta in quest’Isola nominata Sondereto, al sicuro che, per la gran copia di essi, per causa de quali non possiamo racoglier cos’alcuna saremo forzati; se però da Vostre Signorie  Serenissime non ne sarà datto qualche trategno, per la grande nostra povertà e miseria abandonar l’isola, come pure molti hanno già fatto …»[2]

 La valle del Sondereto o Sondaretto si trova nella parte sud-occidentale dell’isola, è molto scoscesa ed arida e, pertanto ben si presta a relegarvi ratti e conigli.

Il Commissario, riconosciuta la validità della richiesta dei Capraiesi e preso a compassione per il loro stato, stila alla presenza dei Padri del Comune una lettera di accompagnamento nella quale, oltre a riassumere la tragica situazione dei raccolti, ribadisce che ratti e conigli distruggono non solo i semi di grano e orzo ma si mangiano anche le viti.[3]

Sondaretto

 Monte del SondarettoPiano dell’Isola di Capraja (Particolare) -1843

 Non sappiamo quale sia stata la risposta del Doge e del Magistrato di Corsica a questa richiesta, ma senz’altro non intrapresero alcuna azione in quanto nella primavera successiva, i nuovi Padri del Comune – Gioanne Solaro, Gioanne Manouellino e Lonardo del q. Bertomelino – ancora una volta rinnovano, il 22 aprile, la richiesta della scomunica del Santo Padre:

 «Humilmente suplichiamo all’horo Signorie Serenissime che per l’amor del Signore ne voglino porgerne haiuto com farne ottenwre da sua Beatidudine una scomunica che scumuniano la multitudine cressuta di cunigli in quest’Isola che mediante la gratia del Signore speriamo ottener gratia la quale non puossiamo far niente senza la giuto di Sue Signorie Serenissime essendo tutta questa Cummunità venuta a termine che non puono coltivare ne darli hagiuto nissuno in terra siando che questi animali mangiano e comsumano ogni cuosa. Perciò da quelli riccoriamo che cuomo benigni e pietosi Signori non è mancherano mai e ne darano ogni sorte da giuto speriamo cuomo fedelissimi vassalli della sua buona gratia che altrimenti sariamo forzati habandonare il nostro puovero luoco chel Signore non vogli mai et hadare raminghi per il mondo. Il simile danno fanno li topi o sia ratti che propriamente questanno non haparisce pianta di grano sopra la terra. Il simile ne vene fatto delle vigne che ci suono le valle che non happare gemma di vigna tutta mangiata e consumata che è Signori Serenissimi una compassione.»[4]

La  supplica viene trasmessa a Genova dal Commissario Ambrogio de Franchi, che teme che, in caso che i suddetti animali non vengano estirpati, «sia forza alla maggior parte di questi poveri huomini abbandonare il luoco.»[5]

I Capraiesi, nel frattempo, visto che la loro prima richiesta non era stata accettata decidono di mandare a Genova Antonio Tarascone, uno dei Padri del Comune dell’anno precedente, come procuratore per perorare la loro causa dinnanzi al Magistrato di Corsica. Questi invece di invocare la scomunica del Papa contro i conigli e i ratti, astutamente, chiede che vengano inviati nell’isola dei gatti, che lasciati liberi diano la caccia ai ratti e ai conigli. Il 7 maggio Antonio Tarascone presenta la sua supplica al Magistrato di Corsica:

 «L’isola di Capraia, per la molta quantità di conigli, rati et altri animali che di continuo dannificano li semenati, vigne et gli alberi et ogni sorte di ortaglie e di piante, resta al tutto infrutuosa e se della bontà di Vostre Serenissime Illustrissime non viene aggiuntata saranno forsati con molto lor cordoglio li habitatori d’essa abbandonarla, si come di gia molte famiglie hanno dato principio à partirsi per non haver da sostentarsi vive. Per onde, Antonio Tarascone procuratore dell’homini d’essa isola come n’appare publico instrumento di procura ricevuto per messer Stefano Centurione notaro l’anno 1608 che si presenta supplica humilmente Vostre Signorie Illustrissime degnarsi per l’amor di Dio rimedio à questo inconveniente raccordandoli che l’unico remedio sarebbe di mandare in detta isola ducento gati tra femine e maschi per poter far razza di essi in detta isola perche quelli pochi che vi sono s’è conosciuto per prova che fanno molto beneficio ucidendo et estinguendo molti di essi animali e perche lui come nuovo qua et attesa la povertà d’essi huomini non può avere ricato d’essi gati, le supplica anche sijno servite di deputare qualche persone che giudicheranno à ciò habili per farne la provvigione d’essi 200 perche tutto quello che spenderano essi huomini in detta isola con qualche commodità di tempo che le piacerà di farli pargheranno acciò l’Illustrissima Camera non ne patisca.»[6]

 Non sappiamo se la richiesta dell’invio dei gatti sia stata alla fine accolta. In effetti il problema dei danni causati dai ratti e dai conigli selvatici non fu mai risolto, ed essi continuarono a danneggiare le coltivazioni e la vite fino a quando l’isola fu coltivata. Le trappole, anche rudimentali, poste tra le vigne valsero a ridurre i danni arrecati dai ratti, mentre la spietata caccia ai conigli selvatici li costrinse a spostarsi nelle zone lontane dai coltivati.

 Roberto Moresco                                                                  10 dicembre, 2012


[1]Il Magistrato di Corsica era una delle Magistrature della Repubblica di Genova che aveva il compito di sopraintendere agli affari della Regno di Corsica e di Capraia.

[2] ASG, Corsica,  n. 537, lettera dei padri del Comune del 10 feb. 1608. La valle del Sondereto o Sondaretto si trova nella parte sud-occidentale dell’isola.

[3] Ibidem, lettera del Commissario del 12 feb. 1608.

[4] ASG, Corsica,  n. 538, lettera dei padri del Comune del 22 apr. 1609.

[5] Ibidem, lettera del Commissario del 23 apr. 1609

[6]ASG, Corsica n. 39, supplica di Antonio Tarascone al Magistrato di Corsica del 7 mag. 1609, in A.-M. Graziani, La Corse vue de Gênes, vol.2, Aiaccio 1998, p.9.

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