1861 – Domenico Dussol: un capraiese alla battaglia navale di Lissa

Fig.1 -ita_uni_top_left_240Il 17 marzo 1861, a Torino veniva solennemente proclamato il Regno d’Italia. In realtà l’unificazione del paese non era ancora conclusa: Venezia e il Veneto erano ancora sotto la dominazione austriaca, e Roma, con il Lazio, era ancora sotto il controllo del Papa.  Nel 1866 il giovane Regno d’Italia firmo un trattato di alleanza con il regno di Prussia contro l’Austria. Per l’Italia lo scopo del trattato era quello di annettersi il Veneto mentre la Prussia mirava ad instaurare la sua egemonia sulla Germania. Le ostilità sul fronte italiano contro l’Austria iniziarono a metà giugno e l’esercito italiano subì una prima sconfitta a Custoza il 24 giugno. Gli Austriaci non seppero sfruttare la loro vittoria e decisero di trasferire le loro forze al Nord, dove la Prussia, il 3 luglio, ottenne a Sadowa una schiacciante vittoria. Mentre segretamente Bismarck iniziò le trattative con l’Austria per un armistizio, la flotta italiana ricevette l’ordine di dar battaglia alla flotta austriaca nell’Adriatico.

L’Italia subì una seconda sconfitta, questa volta sul mare, nella battaglia di Lissa del 20 luglio.

 Comandante della flotta italiana era l’ammiraglio conte Carlo Pellion di Persano, che ricevette da Agostino Depretis, ministro della Marina, l’ordine di “sbarazzare l’Adriatico dalle forze nemiche”. Il 15 luglio, Depretis elabora un piano di guerra: Persano deve bombardare l’isola di Lissa, base navale austriaca, e sbarcarvi un corpo di occupazione.

Il 16 luglio, Persano lascia Ancona con trentatré navi (11 corazzate, 7 navi in legno, 3 cannoniere, 7 piroscafi, 4 carboniere) divise in tre squadre. Da un momento all’altro si attende l’arrivo della nave più potente, l’Affondatore, una corazzata con torri mobili e uno sperone di otto metri di lunghezza costruito in Inghilterra, in navigazione per raggiungere la flotta. L’ammiraglio Persano è imbarcato sulla Re d’Italia comandata dal capitano di vascello Emilio Faà di Bruno.

La Re d’Italia era una fregata corazzata con scafo in legno interamente protetto da piastre esterne metalliche (ferro), due alberi a vele quadre ed uno a palo, un apparato motore da 800HP, artiglierie in batteria con tutti i pezzi ad anima rigata tranne i cannoni da 72 libbre ad anima lisciaDotata di sperone in ferro fuso, aveva la poppa col timone scoperto ed indifeso sia ai colpi di mare che all’offesa nemica. Sulla Re d’Italia era imbarcato un equipaggio di 550 uomini di cui 25 ufficiali.

Fig.2-reditalia (1)

Il “Re d’Italia” in un quadro d’epoca

Persano manda il suo capo di Stato maggiore D’Amico, a effettuare una ricognizione intorno a Lissa. Si decide di attaccare con tre gruppi di navi i principali ancoraggi: Porto Comica, Porto Manego e Porto San Giorgio. A Nord e Sud dell’isola, con funzione di vedetta, sono dislocate l’Esploratore e la Stella d’Italia.

 Fig.3-0890056

Impero Austriaco – 1832 (Particolare)

Le operazioni iniziano all’alba del 18 luglio. Il giorno dopo arriva l’Affondatore, con due pirofregate e una corvetta, a bordo delle quali vi sono centoventicinque fanti di marina. Nel frattempo la flotta austriaca agli ordini dell’ammiraglio Wilhelm von Tegetthoff, parte da Pola per contrastare l’azione della flotta italiana. Tegetthoff ha sette corazzate di ferro, più vecchie e meno veloci di quelle italiane anche se ben armate.

In tutto dispone di ventisette navi e di 178 cannoni a canna liscia, contro i 252 cannoni italiani a canna rigata. L’ammiraglio austriaco divide le sue forze in tre squadre, prende il comando della prima e affida le altre due al capitano di vascello Petz e al capitano di fregata Eberle. Egli, imbarcato sulla corazzata ammiraglia Ferdinand Max, dirige verso Lissa.

Alle 7.50 del 20 luglio, l’Esploratore avvista la flotta austriaca. Alle 8.10 Persano ordina di sospendere le operazioni di sbarco e raduna in fretta le sue navi disperse per contrastare gli austriaci che stanno procedendo in triplice formazione a cuneo. Persano ordina, a sua volta, le navi in tre gruppi: in testa, Principe di Carignano, Castelfidardo e Ancona; al centro Re d’Italia, Palestro e San Martino; infine Re di Portogallo, Terribile, Varese e Maria Pia.

Dopo l’avvistamento nelle acque di Lissa della squadra austriaca, comandata dall’Ammiraglio Wilhelm von Tegetthoff e che avanzava in triplice formazione a cuneo, la Re d’Italia tendeva a raggiungere la linea di fila delle corazzate Principe di Carignano, Castelfidardo ed Ancona; ma, l’Ammiraglio Persano, cambiando i suoi piani, ordinò che la fregata prendesse posto nel gruppo centrale della linea delle corazzate, che per prime dovevano sostenere l’attacco nemico.

Poco dopo il Persano, con tutto lo Stato Maggiore, trasbordò sull’Affondatore ed il comando del gruppo navale di cui faceva parte la Re d’Italia, venne assunto dal Comandante Faà di Bruno. Per il ritardo causato dallo sbarco dell’ammiraglio la distanza non poté essere serrata ed il nemico, con la sua formazione a triangolo, penetrò in quella italiana tagliandola fra l’Ancona e la Re d’Italia.

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Lissa, lo schieramento prima della battaglia

La nave si trovò così a 300 metri dalle corazzate austriache sulle quali aprì un fuoco violento con le artiglierie al quale il nemico rispose con pari vigore. Ma si trovò circondata dalle unità avversarie Ferdinand Max, Salamander, Don Juan e Drache. Una granata nemica produsse un principio d’incendio nell’alloggio ammiraglio, ed un altro colpo troncò gli organi di comunicazione del timone col palco di comando tanto da non poter più governare.

La Re d’Italia rimase quindi sola a combattere contro il grosso della squadra nemica, poiché le tre corazzate italiane di testa stavano accostando per rientrare nello specchio d’acqua della mischia. In tale posizione la Re d’Italia aveva sulla dritta le fregate di Tegetthoff e sulla sinistra le corazzate, mentre l’ammiraglia austriaca Ferdinand Max dirigeva a tutta forza per investirla.

Il Comandante Faà di Bruno, benché ferito, continuava a dirigere impassibile la manovra, ma non funzionando il timone e non potendo perciò accostare, arrestò la macchina ed ordinò a tutta forza indietro. L’urto però non poté essere evitato: la Ferdinand Max piombò addosso alla Re d’Italia a tutta forza e l’equipaggio venne chiamato in coperta per l’arrembaggio nel caso fosse stato possibile effettuarlo.

Lo sperone della Ferdinand Max penetrò nel fianco della Re d’Italia che si abbatté sulla sinistra; l’austriaco si ritrasse velocemente indietro e l’arrembaggio non fu più possibile. Ma nelle batterie coperte i cannonieri erano rimasti ai loro pezzi ed il comandante italiano ordinò che la fiancata di fuoco partisse sull’avversario. I cannoni della Re d’Italia erano ancora fumanti quando già toccavano l’acqua col fianco squarciato della nave che s’immergeva. Mentre l’alberatura sfiorava il Ferdinand Max, la bandiera venne ammainata per brevi istanti di pochi metri perché non venisse presa dal nemico, ma tornò subito ad alzarsi in cima all’albero per inabissarsi con la nave.

Delle 550 persone che erano a bordo, se ne salvarono solo 167.

Nello scontro affondò anche la cannoniera corazzata Palestro per i colpi ricevuti dalla corazzata austriaca Drache e per il conseguente scoppio della santabarbara. Su di essa perirono altri 257 uomini dell’equipaggio.

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 L’affondamento della Re d’Italia in una stampa d’epoca

La cessazione delle ostilità venne sancita con l’Armistizio di Cormons, il 12 agosto 1866, seguito il 3 ottobre 1866 dal trattato di Vienna. Si concludeva così la terza guerra d’indipendenza italiana con il ricongiungimento di Venezia e del Veneto al Regno d’Italia.

Tra i caduti della Re d’Italia c’era anche il capraiese Domenico Dussol. Era nato a Capraia il 4 dicembre 1835 da Giacomo e Francesca Bargone ed era stato battezzato nella chiesa parrocchiale di San Nicola dall’arciprete Domenico Morgana. Probabilmente si era arruolato nella Marina Militare diversi anni prima. Il 20 luglio 1866 era imbarcato come marinaio timoniere e fu tra i primi a subire gli effetti dello scontro con la corazzata austrica Ferdinand Max.

La sua morte venne certificata solamente nel maggio dell’anno successivo e registrata negli Atti di Morte del Comune di Capraia  il 10 giugno 1868, con la seguente dicitura:

 “Atto constatante le morti avvenute negli Equipaggi delle Regie Navi Re d’Italia e Palestro, sommerse il venti luglio 1866, nella battaglia di Lissa, il sottoscritto rilascia la presente dichiarazione di morte avvenuta come sopra del Timoniere Marinaro della pirofregata Corazzata Re d’italia Dussol Domenico, figlio di Giacomo e di Bargone Francesca, dell’età di anni trenta, mesi sette giorni sedici del Comune di Capraia”.

 Il padre di Domenico, Giacomo Dussol, anche lui un marinaio, morì, forse stroncato dal dolore per la morte del figlio, nel febbraio del 1869 nella sua casa in Via Nuova a Capraia.

La memoria del sacrificio di Domenico Dussol si è persa con il passare degli anni. Quando dopo la prima guerra mondiale venne eretto a Capraia il monumento ai caduti il suo nome non venne riportato tra quelli “Caduti per La Patria”. Probabilmente, considerati i tempi, si preferì ricordare quanti caddero per una guerra vittoriosa e non il compaesano morto in una disfatta.

In quest’anno di celebrazioni dell’unità d’Italia sarebbe opportuno che il nome di Domenico Dussol, Timoniere Marinaro, venisse inserito tra i nomi degli altri caduti, a testimonianza non solo del suo sacrificio per la patria ma anche della continuità delle tradizioni marinare dell’isola.

La cessazione delle ostilità venne sancita con l’Armistizio di Cormons, il 12 agosto 1866, seguito il 3 ottobre 1866 dal trattato di Vienna. Si concludeva così la terza guerra d’indipendenza italiana con il ricongiungimento di Venezia e del Veneto al Regno d’Italia.

 

Roberto Moresco                                                                              3 febbraio 2011

Fonti: Comune di Capraia Isola, Registro per gli Atti di Morte – Anni 1868 e 1869; D. Mack Smith, Storia d’Italia 1861-1958, Vol.I, Bari1967;  Archivio Diocesano di Livorno, Parrocchia di Capraia, Registro dei battesimi, n.3;

http://digilander.libero.it/carandin/reditalia.htm http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/storianavale/Pagine/lissa.aspx

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