La notte del 31 marzo 1498, la sagitta di Pasqualino di Cardo partì da Bastia carica di vino e diretta a Roma ma, nei mari di Capraia fu catturata da due brigantini di Livorno[1].
A. Jal, Brigantino, in Glossaire nautique, 1848
I sette marinai della sagitta riuscirono a scappare alla cattura e scesero a terra nascondendosi tra le rocce. Nove membri dell’equipaggio del brigantino scesero a loro volta a terra per cercare di catturarli ma furono sorpresi dai corsi che erano rimasti in agguato e dopo una scaramuccia due dei pirati furono uccisi, uno venne catturato, mentre uno, che si era gettato in mare, annegò. Lo scontro non era ancora terminato che arrivarono dei capraiesi che, prese le parti dei livornesi, a colpi di bastone si lanciarono contro i corsi e presero con se sia il prigioniero che gli altri pirati. I corsi chiesero che i prigionieri livornesi fossero loro consegnati ma la loro richiesta fu respinta dai capraiesi con male parole nonostante che i corsi dicessero di essere sotto la protezione del Governatore di Corsica Nicola Lomellino. I corsi riuscirono a raggiungere Bastia dove corsero immediatamente a raccontare quanto era loro accaduto al Governatore. Poiché Capraia era in quel tempo sotto la signoria di Giacomo de Mari, signore del Capo Corso e di Capraia, il Governatore decise di inviare Antonio de Fornari da Giacomo de Mari per narrare quanto accaduto e presentare le sue rimostranze circa il comportamento dei capraiesi. Il Governatore ordinò anche al Fornari di recarsi con un brigantino a Capraia, insieme ad un incaricato di Giacomo, per prendere in consegna i sei pirati.
Giacomo acconsentì alle richieste del Governatore ed inviò a Capraia con il brigantino un suo messo che però, arrivato nell’isola venne a sapere che i capraiesi avevano consegnato i livornesi a due fuste di Pisa, di proprietà veneziana. Antonio de Fornari protestò con i Capraiesi per il loro comportamento e ritornò a Bastia. Il de Mari che non voleva entrare in conflitto con il Governatore gli inviò delle lettere di scusa e copia di una lettera di severo ammonimento che aveva spedito alla Comunità di Capraia. Il Governatore, non soddisfatto delle lettere ricevute, scrisse a Giacomo chiedendo che ordinasse alla Comunità di Capraia di inviare a Bastia quattro dei loro uomini per giustificare il loro comportamento lesivo dell’onore delle Compere di San Giorgio, delle quali i cattivi Capraiesi erano sudditi. Il de Mari ricevuta la lettera, pregò il Governatore di attendere la sua venuta a Bastia in occasione delle feste pasquali, prima di prendere ogni decisione contro i capraiesi. Il Governatore accettò questa proposta, ma nel comunicare a Genova quanto era accaduto e quali erano state le sue decisioni, rimarcò che i Capraiesi erano “homini di mala conditione ed inimici nostri”.[2]
Non sappiamo se l’episodio abbia avuto un seguito. La lettera del Governatore che è stata qui trascritta è uno dei primi documenti in cui si parla dei Capraiesi come Comunità e della loro indole.[3]
Roberto Moresco Giugno, 2011
[1]Nei secoli XIV-XVI, il brigantino era piccolo bastimento sottile da scorta, a vele latine e a remi, con 12 o 14 banchi.
[2]Archivio di Stato di Genova, San Giorgio, Primi Cancellieri n. 8, lettera del Governatore di Corsica Nicola Lomellino ai Protettori delle Compere di San Giorgio del 12 aprile 1498.
[3]Sulla storia di Capraia in quegli anni vedere anche R. Moresco, Capraia sotto il governo delle Compere di San Giorgio (1506-1562), Atti della Società Ligure di Storia Patria, 2007.