Nella prima metà del Settecento l’economia dell’isola di Capraia raggiunse il suo massimo sviluppo. La fiorente marineria dell’isola, dedita ai trasporti e al commercio tra la Corsica e il continente, in particolare verso e da Genova e le sue Riviere, Livorno e la Maremma, portarono ad un rapido incremento della popolazione e del suo benessere.
In questa favorevole situazione la religiosità degli abitanti ebbe modo di esprimersi tramite le oblazioni e l’offerta di opere d’arte, anche se di scuola piuttosto che di artisti rinomati, per le loro chiese.
A beneficiarne in modo particolare fu la chiesa di S. Antonio annessa al convento dei frati minori osservanti di S. Francesco.
La fondazione della chiesa e del convento risaliva al 1660. La costruzione fu realizzata per volere dei Capraiesi che si impegnarono anche a mantenere, con le loro offerte, dodici frati. I Capraiesi erano molto devoti al santo di Padova e, nel 1721, avevano fatto il voto di celebrarne la festa il 13 giugno di ogni anno con processione di Divozione, portando in essa la reliquia di detto Santo.[1]
Il convento dei francescani faceva parte della provincia francescana di Corsica che aveva la sua sede a Bastia.
Nel Settecento, nelle chiese dei conventi della Corsica, specialmente nel Capocorso, si andavano costruendo degli organi che con il loro suono accompagnavano le funzioni religiose.[2]
I marinai e commercianti capraiesi erano di casa nel Capocorso ed è probabile che fossero invidiosi di quanto i Corsi andavano realizzando per le loro chiese. Fu facile, quindi, per il padre guardiano del convento di Capraia, chiedere il sostegno economico dei Capraiesi per poter dotare anche la chiesa di S. Antonio di un organo.
Nei primi mesi del 1747 il guardiano del convento affidò la realizzazione dell’organo all’organista lombardo Giuseppe Lazzari che operava da qualche tempo a Bastia dove aveva impiantato un laboratorio al quale collaborava come ebanista Giovanni Abbate, di origini tedesche.
Il guardiano del convento nominò Padre Matteo da Bonifacio, dei frati minori osservanti di Bastia, come suo rappresentante a seguire i lavori.[3]
L’organo doveva essere consegnato a Capraia nell’ottobre del 1747, ma la sua costruzione subì un ritardo a causa dello scarso impegno dell’ebanista che lavorava quando li piaceva.
Per ovviare al ritardo nella consegna il Lazzari, oltre al suo lavoro di organista, fu costretto a effettuare lavori di falegnameria sia a Bastia sia a Capraia durante l’installazione dell’organo. L’organo fu consegnato solamente nel febbraio del 1748.[4]
L’organo veniva suonato da uno dei frati, come testimoniò lo scrittore inglese James Boswell il quale ebbe modo di ascoltarlo durante il suo breve soggiorno nell’isola, ospite del convento, nel novembre del 1765.[5].
L’organo quasi certamente cessò di essere utilizzato quando, nel 1863, i frati furono costretti ad abbandonare il convento a seguito della legge del Regno di Sardegna che abolì numerosi conventi.
La cassa dell’organo è ancora oggi conservata in situ, anche se in uno stato deplorevole: le porte della cassa, anche se difficilmente leggibili, risultano dipinte nei riquadri interni ed esterni. Le canne dell’organo sono mancanti, e a detta dell’organaro Prof. Gianluca Chiminelli che ha effettuato negli scorsi anni un sopraluogo, solo il somiere è ancora ricuperabile e potrebbe permettere una ricostruzione dell’organo stesso.
In migliore stato sembra essere la tribuna che sorregge l’organo. Due dei cinque riquadri dipinti, che ne ornano il fronte, sono ancora visibili. I riquadri laterali sembrano essere stati dipinti su legno, mentre quello centrale era realizzato su tela, della quale rimane solamente un lacerto..
Riquadro a sinistra
Riquadro a destra
Interessante e meritevole di restauro è il supporto a conchiglia della tribuna che è dipinto con elementi floreali al cui centro campeggia una testa di Eolo soffiante.
Eolo soffiante (particolare)
Foto di Davide Moresco
Roberto Moresco 3 settembre 2013
L’organista Giuseppe Lazzari nacque a Chiavenna in Lombardia. Fu attivo in Corsica, a partire dal 1747 fino al 1761, dove realizzò e restaurò numerosi organi, principalmente di chiese annesse ai conventi. Nei primi anni della sua attività in Corsica lavorò in associazione con Giovanni Abbate, falegname tedesco, con il quale però ebbe dei rapporti burrascosi in quanto il suo socio si rivelò poco scrupoloso nel mantenere i patti e le consegne.
Una delle sue prime realizzazioni, nel 1747, fu l’organo della chiesa di S. Antonio del convento dei frati minori di Capraia. Successivamente restaurò l’organo della chiesa di S. Francesco a Bastia. Altri suoi organi, almeno una dozzina, furono installati in diverse chiese dei paesi e conventi del Capocorso.
Nel 1761 si trasferì in Sardegna dove proseguì la sua attività almeno fino agli anni 1783-1787.[6]
[1] R. Moresco, La guerra delle acciughe, www.storiaisoladicapraia.com.
[2] Per la storia degli organi in Corsica: S. Rubellin, L’Orgue corse de 1557 à 1963, Aiaccio 2001.
[3] Archives départementales de Haute-Corse, série E 1/218, Ceppo XVI, p. 87 bis, testimonianza del 3 gen. 1749 redatta dal notaio Stefano Benedetti.
[4] Archives départementales de Haute-Corse, série E 1/218, Ceppo XVI, p. 86 , testimonianza del 2 gen. 1749 redatta dal notaio Stefano Benedetti.
[5] R. Moresco, L’isola di Capraia, carte e vedute tra cronaca e storia, Secoli XVI-XIX, Livorno 2008, p. 152.
[6] S. Rubellin, L’Orgue corse de 1557 à 1963, Aiaccio 2001, pp. 36-42.