
I palmenti sotto il baluardo di Tramontana del Forte di Capraia
Giuseppe Cunio figlio di Domenico, fa parte di una delle più grandi ed antiche famiglie capraiesi del suo tempo.[1] È un pescatore e probabilmente possiede una imbarcazione da pesca. Con la sua attività ha raccolto una discreta fortuna che gli ha permesso di acquistare diversi immobili nell’isola. Nel 1656 fa parte del consorzio di pescatori locali che partecipa alla gara di appalto per l’assegnazione della riscossione della gabella sui pesci salati, sotto mirto e in scabeccio.[2] Nel 1659 è uno dei Padri del Comune. Sposa in prime nozze una certa Maddalena che gli dà tre figli e una figlia: Pasqualino, Andrea, Paolo, e Angela Maria. Pasqualino e Andrea si sposano ma muoiono presto lasciando entrambi una prole. Paolo, fin dalla sua natività è disubbidiente e dedito a male operazioni.
Morta la prima moglie Giuseppe Cunio decide di sposarsi con con Paolina Tarascone, ma la decisione del padre suscita l’ira del figlio Paolo che proferisce minaccie crudeli contro i promessi sposi. Quando i due promessi sposi celebrano in chiesa la prima promessa di matrimonio, Paolo decide di uccidere la donna: la sorprende e l’ammazza mentre sta cogliendo fichi in sua vigna. Paolo si rifugia in chiesa ma la sera dello stesso giorno esce dalla chiesa e da solo con uno schifo raggiunge Livorno. Qui entra nella famiglia di Anton Paolo Francisci, un mercante, con il quale si mette a trafficare e a guadagnare una discreta fortuna tanto da potersi comprare una grande quantità di spioni e ottenere, pagando, un salvacondotto che lo rende libero di svolgere la sua attività.
Morta la promessa sposa, Giuseppe Cunio sposa in seconde nozze Nicoletta figlia di Domenico Solaro q. Raffellino.
Intanto anche la figlia di Giuseppe, Angela Maria sposa Michele Sussone.
Il 28 marzo 1684 Giuseppe Cunio, realizzando che il giorno della sua scomparsa si stava approssimando decide di stendere il suo testamento in cui nomina suoi esecutori testamentari Damiano Morgana e Bartolomeo Princivalle. Giuseppe muore probabilmente negli ultimi mesi del 1684. Alla notizia della sua morte il figlio Paolo rientra a Capraia con un salvacondotto e quando scopre che il padre lo ha diseredato minaccia pubblicamente di morte i due esecutori testamentari. Questi, il 6 marzo 1685, scrivono al Magistrato di Corsica a Genova perché intervenga contro Paolo Cunio. Il Magistrato ordina al Commissario e capitano di Capraia, Marc’Aurelio Centurione, di mettere in carcere il bandito. Ma, nel settembre 1685, il Magistrato viene a sapere che il Cunio è stato rilasciato e ne chiede i motivi al commissario. Questi evidentemente giustifica il suo operato inviando a Genova i salvacondotti di cui gode il Paolo Cuneo.[3]
Il testamento è un interessante documento che permette di capire il relativo benessere dei capraiesi che all’inizio del XVII si sono dedicati alle attività legate alla pesca, che nel secolo successivo, sempre utilizzando le loro gondole, si estenderà ai trasporti e alla mercatura. E`importante notare che Damiano Morgana e Bartolomeo Princivalle, esecutori testamentari e Domenico Solaro, cognato di Giuseppe, sono dei pescatori che in diverse occasioni partecipano alle aste per l’assegnazione dell’appalto delle ggelle sui pesi salati, sotto mirto e in scabeccio.
Vediamo ora le disposizioni date nel testamento:
- Il suo corpo dovrà essere seppellito nella Chiesa di S, Antonio del Convento de Frati Minori di S. Francesco in Capraia e il suo funerale sarà accompagnato dal numero di religiosi a piacere degli esecutori testamentari. Questi dovranno pagare le spese con i soldi che troveranno nella sua casa al momento del decesso.
- Nomina suoi eredi universali tutti i figli maschi e femine, nati, e da nascere di legitimo matrimonio, del q. Pasqualino suo figlio maggiore e del q. Andrea suo secondo figlio, e di Paulo suo figlio vivente
- Esclude dall’eredità suo figlio Paolo perché gli è stato dissubidiente
- A Nicoletta, sua moglie, lascia una cassetta con i vestiti che gli ha regalato, una
Macina per grano
coperta di lana a sua scelta, una botte nuova da tre barili per il vino, una botte vecchia per tenervi la biada, un quarto delle cibarie che si trovano nella sua casa, due lenzuoli nuovi di canapetta, con due sachi da prenedersi a suo modo, con il cerniglio, staccio, coperchio per fare il pane, un paro di macine con suo macinile per macinare, … una zappa, et una meruccia, una rostaglia, et un pinnato che ha ricevuto da suo suocero. Tutto questo lo lascia alla moglie accioche prieghi per l’anima sua, come anche per la bona servitù, e fedeltà usata verso di esso.[4]
- Di quanto in vita ha dato ai figli maschi, sia denari sia stabili sia spioni ed altre cose non vuole che alcuno degl’heredi possa domandare cosa alcuna l’uno all’altro di debito.
- Agli eredi di suo figlio Pasqualino, tanto maschi che femmine, lascia il Magazzino con solaio e cantina che si trova dirimpetto la casa del Prete Francesco Morgana, una stanza allo scalo della Grotta, il palmento sotto il baluardo di Tramontana che ha coperto di tegole.
- Ai figli di Paolo, tanto maschi che femmine, nati e da nascere da legittimo matrimonio, lascia il Magazzino, solario e cantina. Dove lui ha abitato e che rimane sotto la Fortezza confinante con uno che ha dato in dote a sua figlia Angela Maria, la piazza che vi resta dirimpetto, dove sono molti arbori di fichi, e melograni, et il palmento sotto il medesmo Baloardo di Tramontana, a fianco a quello lascito agli eredi di Pasqualino, e la grotta che si trova nel luogo detto.
Pianta del paese di Capraia del 1769
- Ai eredi di suo figlio Andrea, tanto maschi che femmine, lascia Il Magazzino con solaio e cantina dove abita Gio Grimaldo insieme il palmento coperto sotto Tramontana, attaccato a quello assegnato agli eredi di Paolo, la stanza (in realtà due stanze), che si trova sotto la Torre salendo dalla Grotta, un altro suo palmento sotto il baluardo di Tramontana insieme a quello lasciato da sua moglie defunta Maddalena, che potranno dividersi e aggiustare.
- In tre parti dovranno essere divisi i i denari che ha dato ad interesse come documentato gli Instrumenti in sua Cassia di Censi.[5]
Una notevole ricchezza quella di Giuseppe Cunio che prova quanto fosse reddittizia per i pescatori di Capraia la pesca delle acciughe e il loro commercio: i guadagni almeno in questo caso venivano impiegati per l’acquisto di beni immobili, fabbricati e terreni. Di notevole interesse anche il fatto che Giuseppe Cunio possieda quattro palmenti sotto il baluardo di Tramontana della Fortezza: la presenza di questi palmenti è stata appurata dalle ricerche archeologiche degli ultimi decenni, ma solo questo documento ne attesta la natura privata.
Appendice – Il Testamento
Nel nome del Signore sia sempre
Essendo conditione humana il morire, e non essendo cosa più certa della morte ne cosa più incerta dell’hora di essa; e perciò considerando bene Giuseppe Cunio q. Domenico di Capraia sano per la Divina gratia di Infermità corporale, Senso, Loquela et Intelletto, e Volontà, si è disposto voler fare il suo ultimo Testamento nuncupativo, e disposizione dela sua ultima volontà come in appresso.
Quindi è che costituito alla presenza di me Cancelliere e Testimoni infrascritti sponte e per ogni miglior modo primieramente ha raccomandato e racomanda l’anima sua all’altissimo Creatore Giesù Cristo e alla Beatissima sempre V. M. et al Glorioso S. Giuseppe suo Avvocato et a tutta la Corte Celestiale, acciò si degnino intercedere appresso sua D.M. Misericordia per l’anima sua, Dichiara, e vuole, che mentre il suo Corpo sarà fatto cadavere sia sepeli nella Chiesa di S, Antonio del Convento de Frati Minori di S. Francesco in Capraia et il suo Corpo sia accompagnato e fattoli il funerale, come in appresso dirà. Lascia il detto Giuseppe Cunio de suoi Fidecommissarij, o sia Fidecommissi, Damiano Morgana, e Bartolomeo Princivalle ambi di Capraia che doppo la sua morte ad essi sia subito consegnate le sue chiavi tanto della sua Cassa come della casa dove habita detto Testatore, e cantina di sotto, acciò niuno possa pigliare, ne tenere cosa alcuna, e di ciò, che troveranno in sua Cassa debbano, e possano spendere nel suo Funerale tutto quello che a lor due parerà, e chiamare per accompagnar il suo Corpo quanti Religiosi essi vogliono; Dichiara, e di sua propria bocca nomina per suoi heredi universali tutti i figli maschi e femine, nati, e da nascere di legitimo matrimonio, del q. Pasqualino suo figlio maggiore e del q. Andrea suo secondo figlio, e di Paulo suo figlio vivente; Tanto dichiara si come di sopra ha dichiarato tutti li figli, e figlie nate, e da nascere in avvenire di legitimo matrimonio di detto Paulo, heredi nati e da nascere. Item lascia detto Testatore, e proibisce della sua heredità, e beni, niuna cosa esclusa, e di qualsiasi sorte, a Paulo suo figlio vivente d’esserli stato dissubidiente, e quando pretendesse muover lite per la sua legitima debba prenderla (quando però le fusse douta di giustizia) sopra ciò, che detto Testatore ha dato alli figli del medesmo Paulo e non in altro modo. Item lascia il Testatore a Nicoletta sua moglie, e figlia di Domenico q. Raffelllino Solaro una cascietta nuova con tutte le sue robbe di dosso, come vestiti, camicie, et ogn’altra sorte di robba, che a suo detto, detto Giuseppe suo marito le havesse fatto, e nessuno possa pretendere, ne levargliele. Item lascia alla detta Nicoletta una coperta di lana, che fra quelle che esso Giuseppe lascierà, debba prendersi quella che ad essa pare e piacerà. Item di più li lascia una botte nuova di tenuta di barili tre circa da tener vino. Item li lascia un’altra botte vecchia da ponervi biada dentro. Item lascia, che tutte le robbe mangiative di qualsiasi sorte, per uso della casa, e sostegno delle persone che si ritroveranno in sua casa doppo la morte, debba farne quattro parti, una delle quali sia data alla Nicoletta, e tre una per ciascheduno agl’heredi nominati. Item lascia alla detta Nicoletta due lenzuoli nuovi di canapetta, con due sachi da prendersi a suo modo, con il cerniglio, staccio, coperchio per fare il pane, un paro di macine con suo macinile per macinare. Item dice detto Testatore di haver riceuto da suo suocero una zappa, et una meruccia, una rostaglia, et un pinnato per sua moglie, e queste lascia che detta Nicoletta debba prendersile, e che non le siano impedite. Dichiara detto Testatore, che tutto ciò, che ha lassato alla detta Nicoletta sua moglie glielo lassa per l’amor di Dio, et accioche prieghi per l’anima sua, come anche per la bona servitù, e fedeltà usata verso di esso, e non vuole che alcuno gliene dia impedimento ne molestia delle cose da esso fatteli, ma pacificamente le siano date, e consegnate, che così dichiara essere la sua volontà. Item lascia detto Giuseppe Testatore che tutta la robba che si troverà in sua casa e cantina, quale da esso non sia stata data, e partita agl’heredi di detti suoi figli già nominati tanto maschi come femine, niuna cosa esclusa siasi di mobili, e immobili, et ogni sorte di qualsiasi robba. ne sia fatto tre parti uguali e sia data alli heredi de suoi figli, acciò godino quel poco che li lassa per amor di Dio e per l’anima sua. Item lascia detto Giuseppe Testatore et ordina, che quando si ritrovasse scritture di qualsivoglia sorte niuna esclusa, che qualcheduno de suoi figli li fusse debitore di denari riceuti in qualsivoglia modo, si chiama da tutti e tre Pasqualino, Andrea, e Paulo pagato e sodisfatto e non vuole che alcuno degl’heredi possa domandare cosa alcuna l’uno all’altro di debito. Item dichiara detto Testatore prima di adesso dato, e assegnato, si come al presente conferma detta assignatione a ciascheduna heredita la sua portione delli stabili, e spioni, e altre cose, che da esso prima d’hora hanno hauto, e ricevuto, e godono. Item dichiara detto Testatore di havere assegnati doppo la sua morte si come assegna il Magazino tanto di solaro, come di tutta la Cantina agli heredi del q. Pasqualino suo figlio maggiore nel luoco detto la Cala, confinante da Levante con l’heredi del Sig. Gio Tomeo, e da ponente l’horto del Reverendo Prete Francesco Morgana, con la strada, e di sopra di rimpetto inrecto la casa dove habita detto Reverendo; e di più li ha dato, et assegnato una stanza, o sia Grotta nel scalo detto la Grotta, che confina con gl’heredi di Paulo Morgana, e Gio q. Gregorio, et il Palmento sotto il baluardo di Tramontana, quale godono, che ha coperto di teghe.
Item lascia agl’heredi di Paulo suo figlio minore tanto maschi, come femine, nati, e da nascere di legitimo matrimonio, doppo sua morte il Magazino tanto di solaro, come di sotto la cantina dove habita adesso detto Giuseppe, che resta sotto la Fortezza, confinante con uno che ha dato in dote ad Angela Maria sua figlia e moglie di Michele Sussone assieme con la piazza, che vi resta di rimpetto, dove sono molti arbori di fichi , e melograni, et il Palmento sotto il medesmo Baloardo di Tramontana attaccato a quello degl’heredi del medesmo Pasqualino, quale il presente godono, assieme con la grotta posta nel luogo detto Fariglione. Item lascia agl’heredi tanto maschi, quanto femine del q. Andrea suo secondo figlio il Magazino di solaro, e cantina di sotto, quale adesso dentro vi habita Gio Grimaldo confinante da mezzogiorno con quello dato per dote ad Angela Maria sua figlia, e da tramontana con gl’heredi del Sig. Michele Solaro suo cugnato, assieme con il palmento posto sotto Tramontana coperto attaccato di sopra con gl’heredi del Paulo, e confina con la strada publica, quale al presente godono, e di più li ha dato et assegnato a detti heredi quella stanza che resta sotto la Torre , salendo dalla Grotta resta di rimpetto alla strada Commune, quale fa due stanze; e perché detto Testatore sotto il baluardo di Tramontana ni ha ancora un altro Palmento, et uno vene è parimente di sua moglie q. Madalena, quello lascia alli detti heredi, che con quello della q. sua moglie, potranno spartirlo, et aggiustarlo. Item lascia e dichiara detto Testatore, che mancando alcuno degl’heredi succedino quelli, che restano casata per casata. Item dichiara detto Testatore, che lassa un suo Libro nel quale vi saranno segnati alcuni debitori, e vi sono molte riceute di alcuni suoi censuarij, et altri, che hanno danari di suo ad intersse, li quali per sua negligenza, e trascuraggine non hanno riceute pubbliche, che per ciò dichiara, e lascia, come sopra, che di questo se ne debba tener conto, acciò non si guasti, e coloro che vorranno le loro riceute, che contiene in detto Libro, che se gli dijno, et a queste si li dij fede, come le fosse fatto di attuario publico, e non in altro modo, perché in questo ha segnato, e fatto segnare con fedeltà tanto per esso come per suoi debitori. Item dichiara, e dice detto Testatore, che ha alquanti Instrumenti in sua Cassia di Censi e di altri denari dati ad interesse, e questi ordina che li habbino da prendere i suoi Fidecommissi in mano appresso di se Damiano Morgana e Bartolomeo Princivalle, e partirli in tre parti, e a ciascheduna delle heredità sopranominate dijno, et assegnino la sua parte de conti, e debitori, che li ritroveranno dopo la morte. Tanto dice, che si intendi Instrumenti come se fossero polize, o in altro modo li ritrovasse debitori. Item ha dichiarato e di nuovo dichiara per magior cautela di haver fatto, et eletto Domenico Morgana, e Bartolomeo Princivalle per suoi Fidecommissi, e confidenti, a dividere tutto quello che essi ritroveranno nella Cassia, Casa, e Cantina di esso Giuseppe doppo la morte, et a questi subito le sia consegnato le chiavi della sua Cassia, Casa, e Cantina quando non havesse spatio di tempo consegnargliela da se e tutto ciò che troveranno, levato il Funerale come di sopra si è detto partiranno in tre parti et a ciascheduna heredità de figlioli suoi tre nominati Pasqualino, Andrea, e Paulo alli loro figli di ciascheduno di essi, diano la sua parte cioè casata per casata e li heredi da spartire poi fra essi dichiara detto Testatore, sicome di sopra ha dichiarato, che siano heredi del suo tanto i maschi quanto le femine, et al suo maritare le femine habbino la sua parte di quello haveranno riceuto da detto Testatore e che gli sarà stato consegnato dalli Fidecommissi; e se alcuno degl’heredi pretendesse overo movesse lite, e non intendesse stare al presente Testamento sia di subito privo di quanto detto Testatore gl’ha dato, et assegnato, e vada a quelli fratelli e sorelle, che stanno fermi, e si contentano, e se fossero concordi alcuni dell’heredità a voler litigare uno control’altro, quella quella sia priva, e vada ogni cosa a quello, e a quella heredità che stanno fermi e che si contentano stare al presente Testamento, che così vuole dichiara sia osservato per sua ultima volontà, e Testamento. Volendo che solo il presente vagli e non altro Testamento e codicillo, che si ritrovasse, e questo solo vagli e tenga per ogni tempo, che tanto … delle quali cose… . Letto attestato nella Casa, et habitatione dove al presente habita l’anno di Nostra Salute milleseicenti ottanta quattro li ventiotto marzo hora di …. Testimonij Gio Batta Da Nove q. Pietro Batta, Gio Batta q. Andrea, Carlo Morgana q. Bartolomeo, Geronimo Lamberti q. Lorenzo, Gio Sussone q. Leonardo tutti di Capraia chiamati.”[6]
[1] A Capraia il cognome Cunio diventa Cuneo all’inizio dell’Ottocento.
[2] Spioni, reti per la pesca di altura di acciughe e sardine.
[3] ASGe, Corsica, n. 611, lettera del 6 mar. 1685; Ibidem, n. 462, lettere del 26 nov. 1685 e 9 gen. 1686
[4] Cerniglio, potrebbe trattarsi dei resti della setacciatura; staccio o setaccio; macinile, probalmente la parte mobile della macina; meruccia, probabilmente un attrezzo per la coltivazione; rostaglia forse rastrello; pinnato o pennato, attrezzo da boscaiolo a forma di grossa roncola con una cresta (o penna) tagliente sul dorso.
[5] ASGe, Corsica, n. 611, testamento di Giuseppe Cuneo allegato alla lettera di Bartolomeo Princivalle e Damiano Morgana del 6 mar. 1685. Cassia dei Censi è la cassa dove Giuseppe Cunio tiene denari e documenti relativi ai suoi beni e rendite
[6] AGS, Corsica, n. 611, lettera di Bartolomeo Princivalle e Damiano Morgana del 6 mar. 1685.
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